Design Scandinavo VS Design Italiano
A seguito di due guerre mondiali susseguitesi in un breve lasso di tempo, il mondo del design cercò un antidoto al totalitarismo, attivando in tutta Europa nuove idee sociali democratiche.
La bellezza, un tempo riservata ai ricchi, e la funzionalità, richiesta da tutti, si combinavano. Il mondo stava cambiando e i concetti di accessibilità e comodità della vita quotidiana fecero in modo che, a partire dagli anni ’50, il design scandinavo prendesse piede su scala globale.
Rispetto alla moda del centro Europa, i criteri del nuovo stile nordico puntavano tutto su operatività, materiali di alta qualità e integrabilità all’interno degli ambienti domestici.
Tra le forme fresche e pure del Bauhaus e i caldi e sofisticati disegni policromi degli anni ’30, l’arte scandinava appariva come la perfetta sintesi di qualcosa di veramente originale.
Il primo movimento conservava la purezza delle linee e dei volumi, il secondo il calore e la raffinatezza dei materiali, senza ostentazione.
Se queste influenze furono avvertite sul piano estetico, i valori che le sostenevano apparvero specifici e puntuali. Alla condivisione di molti elementi con il movimento moderno, lo stile scandinavo favorì spazi luminosi e ariosi, contrasti netti ed un chiaro riferimento ad una natura capace di evocare un senso di calma da vivere durante la quotidianità.
Alvar Aalto, Hans Wegner, Arne Jacobsen e Eero Aarnio accrebbero il potenziale dell’estetica scandinava regalando pezzi iconici del design.
Tra i più famosi spicca la sedia Ant di Arne Jacobsen.
Disegnata per la mensa di un’azienda farmaceutica, la sedia fu progettata con un sedile ed uno schienale collegati tra loro ed entrambi modellati facendo uso dello stesso foglio di compensato; una vera e propria novità al tempo.
Dal quel design presero poi ispirazione la serie “Serie 7” e la “3107”, oggi uno dei mobili di maggior successo mai disegnati.
Oltre ai numerosi oggetti d’uso comune, come sedie, poltrone e tavoli, i sideboard sono diventati nel tempo mobili capaci di tracciare la linea di preferenza per lo stile scandinavo.
Splendidamente lavorati, questi oggetti di design mostrano ancora oggi dettagli di grande gusto. Le nuove tecniche di piegatura, giunzione e fissaggio sono descritte da finiture con tagli a bisellatura fine, incastri precisi a mortasa e a tenone, maniglie cave sagomate. Per di più, essenze lignee utilizzate come materiale predominante raccontano di legni esotici come il teak o il palissandro lavorati con cura per esaltare la bellezza delle venature, dei colori e delle patine, il tutto concluso con l’aggiunta di cerniere raffinate e piccole serrature con chiavi forgiate su misura.
Negli stessi anni, il design italiano riprese i concetti di innovazione tecnologica e funzionalità comuni al movimento nordico; questo per creare prodotti capaci di fondere forma e funzione con un tocco di ironia.
Personalità come Gae Aulenti, Achille Castiglioni e Vico Magistretti furono in grado di reinventare oggetti ritenuti obsoleti per creare qualcosa di totalmente nuovo partendo dai vecchi preconcetti.
Mentre i massimi esponenti scandinavi puntavano su forme pulite, colori neutri e materiali grezzi, il design italico contribuì a dare alla produzione industriale pezzi iconici dalla forte carica emotiva e suggestiva.
Molti di questi, a volte semplici ma al contempo generati da forme complesse, furono in grado di trasmettere un forte potere umano e sentimentale, altrimenti conosciuto nell’ambito progettuale come “Emotional Design”.
Questa tipologia di progetti comprendeva tavoli e sedie, lampade fantasiose, consolle e sideboard e altri vari piccoli oggetti per la casa che hanno contribuito nell’ultimo mezzo secolo a rendere il design italiano un punto di riferimento per coloro che guardavano ai complementi d’arredo come oggetti comodi da usare e belli da vedere.
Tra le molte proposte, Osvaldo Borsani provò a scardinare le potenzialità della chaise longue già proposta dal Movimento Moderno.
Creò una “poltrona da riposo” di dimensioni ridotte, sfruttando l’evoluzione tecnologica del tempo, tanto da renderla reclinabile a ventaglio e accogliere il corpo in posizione distesa. Nasce nel 1955 l’Icona del design P40 (di cui abbiamo scritto qui), una versione della “macchina per riposare” di LeCorbusier.
Al massimalismo italiano, sempre molto apprezzato e scelto tuttora da designer di fama internazionale per l’arredamento di case in tutto il mondo, i colori tenui, i materiali naturali e le forme minimali hanno fatto in modo che il movimento scandinavo venisse scelto dalle nuove generazioni, trasformandolo di fatto in un design senza tempo che continua ad impressionare.
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Arriva un evento dedicato a questo dualismo.