La protagonista del nostro Classic Monday di oggi è una superba coppia di angoliere, che ci porta nella Piacenza della fine del XVIII secolo.
L’angoliera è una tipologia di arredo ampiamente diffusa in questi anni, sia nelle dimore più rustiche che negli splendidi palazzi aristocratici.
La realizzazione di un mobile appositamente ideato per arredare gli angoli dei locali, come già palesa il nome stesso, aveva infatti lo scopo di utilizzare anche questi spazi, dove era invece difficile poter inserire altre suppellettili. Si decise così di adattare le forme di armadi o credenze, in modo tale che potessero essere collocate ad angolo.
Oltre a una motivazione prettamente funzionale, l’angoliera ha anche un vera e propria rilevanza estetica.
Gli angoli erano, per le motivazioni già spiegate, alquanto spogli e le angoliere erano in grado di “riempirli” anche dal punto di vista visivo.
Per tale motivo, non è raro che venissero realizzate in coppia, presentate ad arredare e a scandire simmetricamente lo spazio.
È il caso delle nostre grandi angoliere, sostenute da montanti rudentati terminanti in piedi tronco-piramidali; sulla parte frontale presentano un’anta, ciascuna delle quali costituita da due pannelli. I mobili presentano ancora le lacche originali: in avorio e blu nella cornice dei pannelli, mentre le cornici della struttura sono argentate a guazzo. Al centro dei pannelli delle ante, sormontati da un cesto di fiori, vi sono dei rosoni trattenuti da nastri rosa. Entro essi vi sono dei medaglioni dipinti con paesaggi con colline sullo sfondo e costruzioni rurali e antiche in primo piano.
Provenienti da un palazzo, sono espressione del gusto neoclassico della bassa Pianura Padana di quegli anni.
La rielaborazione delle decorazioni antichizzanti secondo il gusto piacentino è fortemente avvertibile. I festoni fogliacei e le composizioni fiorite sono disposti simmetricamente e riprendono il rigore degli ornamenti neoclassici. In particolar modo, molto interessanti sono i paesaggi entro i medaglioni, che rispecchiano chiaramente il gusto di fine settecento. L’apprezzamento per il mondo rurale e per le architetture, soprattutto se dal sapore antico e dismesso, è tipico della cultura neoclassica. Se è più facile trovare rappresentazioni di antichi ruderi romani, nel nostro caso gli edifici sono quelli che facilmente si possono incontrare nelle campagne piacentine. L’artista ha dunque scelto delle architetture che evocano un’atmosfera antica ma al contempo a lui, e probabilmente alla committenza stessa, molto note.
Si possono osservare diversi mobili intarsiati piacentini che riportano un sistema ornamentale simile al nostro: rosoni con paesaggi trattenuti da leggere ghirlande e vasi floreali.
Curioso e più raro è invece ritrovare la stessa tipologia nella versione dipinta, certamente meno diffusa ma anche più difficile da conservare per la fragilità delle lacche, che spesso sono state rimosse nel corso degli anni, per lasciare spazio a vernici che corrispondessero maggiormente al gusto del momento.