Tutta una generazione di bambini e ragazzetti ha guardato Dragon Ball su Italia 1, dopo il pranzo. Rimanevamo incollati, davanti al televisore, con gli occhi sgranati per vedere un combattente di arti marziali nella sua tuta arancione caricare l’energia della propria Kamehameha e rilasciarla contro il nemico di turno, teletrasportarsi di pianeta in pianeta, e fare a pezzi Freezer. Erano i giorni in cui c’erano ancora gli infrarossi e ci passavamo sui cellulari i video delle trasformazioni in Super Sayan di Goku con la musica dei Linkin Park in sottofondo.
Per un lungo periodo sono stato convinto che Numb fosse stata composta solamente per fare da sfondo a quel video. A tutti verrà perdonato l’avere avuto undici anni. La serie animata ha indubbiamente portato Dragon Ball all’attenzione del mondo, e ci ha costretti per anni a vedere cartelle e astucci di Dragon Ball e ad essere sommersi da ogni genere di merchandise: anche per questo sarò grato per sempre a Goku.
Le avventure di Goku nascono però nel 1984 dalla matita di Akira Toriyama. Il personaggio di Goku è ispirato a un’antica leggenda cinese di Sun Wu Kung, che condivide gli stessi attributi del protagonista: il bastone che si allunga all’infinito e i tratti scimmieschi. Dragon Ball, prima di diventare il padre di tutti gli battle shonen (manga che hanno come pubblico d’elezione gli adolescenti maschi e si basano su combattimenti e scontri), nasce come bildungsroman, ossia come romanzo di formazione di un ragazzo.
Goku, atterrato su questo pianeta in una navicella, dopo la morte del nonno esplora il mondo e impara a conoscerlo. Bulma è la sua prima compagna d’avventure, ma come in tutti i viaggi se ne aggiungono rapidamente altri, e alla fine della quest, ormai diventato adulto e con figli, sarà proprio l’alieno che ha imparato ad amare questo mondo a difendere la terra dalla minaccia di Freezer. Per farlo deve diventare Super Sayan, ma questo è una storia che conosciamo già tutti.