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Breve storia del Catalogo d’Arte

breve storia catalogo arte

Al termine del percorso di ogni mostra si finisce sempre in quella specie di antro delle meraviglie che è lo shop del Museo.
Come resistere alla tentazione di portarsi a casa, oltre all’ennesima calamita da frigo, il catalogo patinato della mostra appena visitata per rivivere sprofondati in poltrona le emozioni provate vagabondando tra le sale espositive?

Qualcosa di simile, se non nell’aspetto grafico perlomeno nella sostanza, lo avreste trovato tra le mani dei parigini alla fine dell’800. Chi fosse andato nel 1798 a celebrare la gloria delle imprese del giovane Napoleone visitando una mostra al Louvre, ne possedeva uno.
Nel grande Salon Carré erano infatti esposti i quadri antichi “bottino di guerra” delle campagne francesi in Italia. Il catalogo stampato per l’occasione non si discostava molto dal nostro modello di catalogo.
Per ogni opera venivano elencate misure, tecniche, tipo di supporto, provenienza (chiese o gallerie italiane da cui erano state “prelevate”), iscrizioni eventuali, disegni preparatori e brevi profili biografici degli artisti. Ma per arrivare fin qui, nella storia dei cataloghi come genere editoriale, la strada è stata lunga.

“Mostre” di opere d’arte sono documentate nella Roma di fine ‘600; la Roma delle grandi collezioni di nobili e cardinali che ancora oggi affascinano milioni di turisti da tutto il mondo.

Quale occasione migliore per celebrare il prestigio delle grandi casate romane se non organizzare per un pubblico selezionatissimo mostre dei capolavori che ne impreziosivano i palazzi ?
Ma anche la Chiesa possedeva un inestimabile patrimonio artistico.
Inizia ad utilizzarlo ad edificazione del popolo, organizzando nei chiostri delle chiese le prime esposizioni di quadri a carattere religioso. L’occasione sono le festività dei santi patroni delle varie comunità che si riconoscono intorno alle grandi chiese romane.

Catalogo Arte Palazzo Reale

Proprio da questo contesto ci sono arrivati i primi esemplari di cataloghi come accompagnamento a mostre temporanee. In un archivio romano è conservata una raccolta di scritti relativi alla festa che ogni anno il 10 dicembre celebra la traslazione della Casa di Nazareth a Loreto; l’autore è il pittore, copista, restauratore e collezionista Giuseppe Ghezzi, incaricato a partire dal 1676 di organizzare la mostra di quadri del chiostro di San Salvatore in Lauro. Nei suoi scritti troviamo informazioni interessantissime: dai particolari tecnici dell’allestimento (compreso l’ingaggio di custodi per evitare furti) agli elenchi dei quadri e dei prestatori.

Nello stesso periodo, ad Amsterdam, a conferma della centralità della città come capitale commerciale d’Europa, troviamo stampati i primi cataloghi d’asta.

Ma se dobbiamo indicare quello che è considerato il primo vero esemplare del genere dobbiamo spostarci a Parigi. Nel 1673 ha luogo l’esposizione del Salon des Artistes francais; per l’occasione viene pubblicata la Liste des tableaux et pieces de sculpture, exposez dans la court du Palais Royal par Messieurs les Peintres & Sculpteurs de l’Academie Royale. Un vero e proprio percorso di visita che nelle edizioni successive inizierà ad aggiungere anche brevi descrizioni storico-artistiche delle singole opere.

Catalogo Arte Burri

Nel corso del XVIII secolo le mostre iniziano ad entrare nell’orizzonte culturale dell’alta società europea.
Il catalogo si arricchisce nel corso del tempo rispecchiando l’evoluzione degli studi di storia dell’arte fino a diventare quello che è oggi; non solo una guida per la fruizione di quella singola mostra, ma uno strumento di studio in cui la mostra diventa occasione per un inquadramento storico-estetico degli autori in esposizione, con bibliografie ed apparati critici.

Ci sono allora mostre che restano epocali nel percorso degli studi sull’arte. Qualche esempio, solo per la storia dell’arte italiana: la mostra sulla Scuola di Ferrara-Bologna 1440-1540 del 1894 a Londra, curata da Adolfo Venturi; l’ Esposizione della pittura ferrarese del Rinascimento organizzata nel 1933 da Nino Barbantini al Palazzo dei Diamanti di Ferrara; le mitiche esposizioni presentate da Roberto Longhi al Palazzo Reale di Milano; la Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi (1951) e I pittori della realtà in Lombardia (1953) .

Catalogo Arte Biennale Venezia

A partire dagli anni ‘60 una parte preponderante dei cataloghi è affidata alla riproduzione fotografica delle opere.

Sempre più quindi questi preziosi volumi si prestano a diventare, oltre che strumento di studio per addetti ai lavori, occasione di memoria di un’esperienza vissuta. E soprattutto possibilità per chi non ha avuto la fortuna di partecipare dal vivo alle splendide mostre organizzate nei musei di tutto il mondo, di ripercorrerne virtualmente le sale.

Notizie tratte dall’articolo di Alice Ghilardotti: BREVE STORIA DEL CATALOGO DI MOSTRA D’ARTE TEMPORANEA: DALL’OPUSCOLO AL VOLUME SCIENTIFICO

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