Matthias Withoos detto «Calzetta bianca»
Non si può dire che Matthias Withoos (o Matthijs in lingua dutch), non avesse un soprannome buffo; era detto infatti «Calzetta bianca» o «Calzetti».
L’origine del soprannome non è chiara e non ci è giunta testimonianza della motivazione. Le sua arte però è riuscita ad attraversare i secoli e giungere fino a noi. E non è poco.
Nato ad Amersfoort, cittadina nella provincia di Utrecht nel 1627. Si è spento invece ad Hoorn, sempre nei Paesi Bassi, nel 1703.
«Calzetta bianca» ha speso gli anni della formazione presso la scuola per pittori di Randenbroeck.
Allievo di Otto Marseus van Schrieck e Jacob van Campen, ha studiato per sei anni assieme a Hendrik Grauw.
Intorno alla metà del XVII° secolo, nel 1648, ha intrapreso un viaggio in Italia insieme ad altri pittori olandesi del secolo d’oro. Tappe del viaggio non banali, dato che ha vissuto a Roma e soprattutto a Firenze.
Mentre nella Capitale è diventato membro della Schildersbent, a Firenze è stato sostenuto da numerosi mecenati, tra i quali Leopoldo de’ Medici.
Dopo cinque anni nel Bel paese, nel 1653 Withoos ha fatto ritorno ad Amersfoort. Qui si è specializzato in vedute della sua città nativa.
Sposato con Wendelina van Hoorn, ha avuto otto figli, quattro maschi e quattro femmine. Pareggio perfetto!
In seguito all’occupazione francese di Amersfoort, nel 1672 si è trasferito ad Hoorn, dove è rimasto fino alla morte.
Durante l’arco della sua vita ha dipinto i più svariati soggetti.
Paesaggi contenenti sia elementi tradizionali olandesi che italiani, vedute, vanitas, fiori, animali e sottoboschi ombrosi.
In particolare ha dipinto composizioni simili a nature morte su uno sfondo di paesaggi panoramici. I primi piani invece, erano caratterizzati da creature del sottobosco come fiori , insetti e rettili.
Ha ritratti anche vedute di porti e panorami di Amersfoort, tra cui dipinti della città con prospettiva a volo d’uccello. Questo tipo di panorami non poteva essere visto dal pittore, ma era ottenuto combinando viste dall’alto, ad esempio da una collina, da una torre o da un campanile.
Nelle sue pitture ha utilizzato molto i colori freddi che hanno contribuito a creare un’atmosfera di mistero nei suoi dipinti. In più è rintracciabile anche la tecnica dello sfumato, tipica dei pittori veneziani del XVI° secolo.
L’utilizzo di elementi di architettura, come profondità e spazio, sono stati influenzati dal suo maestro Jacob van Campen, architetto oltre che pittore.
Il talento del «Calzetta bianca» è stato riconosciuto subito, dato che i suoi dipinti erano ben pagati anche quando l’artista era ancora in vita.
Nel nostro negozio di Cambiago questa produzione di eccellenza è presente con due opere straordinarie.
Dei due dipinti si trova traccia nel catalogo di un’asta del 1969 che si è tenuta presso la villa medicea «La Fernanda» di Artimino. Nel meraviglioso paesaggio della colline fiorentine, l’asta riguardava arredamenti e complementi d’arredo presenti nella villa medesima, curata della fiduciaria d’arte San Marco di Venezia.
Di maggior importanza storico-stilistica è la pubblicazione Naturaliter – Nuovi contributi alla natura morta in Italia settentrionale e Toscana tra XVII e XVIII secolo – curata da Gianluca e Ulisse Boggi per la Galleria d’Orlane e datato 1998.
Sulla pubblicazione compaiono a pagina 487 le nostre due opere approfonditamente trattate e valutate.