Il gusto orientale negli arredi di fine 800
Ci sono alcuni eventi apparentemente marginali che cambiano profondamente il corso del gusto di intere epoche.
L’ambasceria del Siam del 1686 nella Francia di Luigi XIV scatena la mania della chinoiserie in piena età Barocca.
La partecipazione di un gruppo musicale Giavanese all’Expo parigino del 1889 ispira la rivoluzione tonale di Debussy e della musica francese di fine secolo.
Nel luglio 1853 il commodoro americano Matthew Parry entra con la sua nave nel porto di Edo. Si chiude qui l’epoca di isolamento del Giappone che risaliva alla chiusura delle frontiere del 1637.
Esplode allora in Europa il gusto per il Japonisme che si dirama in mille rivoli in Francia e in Inghilterra.
Dall’influenza sulla ricerca dei pittori impressionisti al gusto per l’oggettistica di sapore orientale. Dallo stile decorativo che porterà alla nascita dell’Art Nouveau alle mitiche vestaglie-kimono di Mariano Fortuny.
Pensiamo all’atmosfera « japonaise » del salotto di Odette dove si consuma il tormentato amore di Swann all’inizio della Recherche.
C’è una fotografia che ci riporta a quel mondo: raffigura la Indian Room a Chesterfield Garden a Londra. Siamo nel 1893: colpisce il senso di « troppo pieno » tipico degli arredi del periodo e l’eclettismo di gusto esotico. Osservando bene emergono alcuni particolari più prettamente di ispirazione giapponese: un porta katana in primo piano e delle sedie in bambù.
Ci chiediamo: cosa ci fanno delle katane in un salotto londinese?
Volete vedere dal vivo alcuni esemplari di questo gusto orientale fin de siécle? Venite nella nostra sede di Cambiago.
Troverete un eccezionale gruppo di sei sedie in acero con montanti e traverse intagliate a finto bambù. La lavorazione finissima imita nei braccioli e nei montanti i bastoni da passeggio con effetti di preziosa eleganza. Le sedute sono tutte leggermente diverse una dall’altra. I giochi di incroci ricordano i profili architettonici delle costruzioni giapponesi delle stampe antiche. La voluta leggera asimmetria dell’insieme ricalca i canoni estetici dell’arte giapponese che raggiunge in questo modo la sua affascinante sensazione di naturalezza: in natura nulla è simmetrico.
L’origine di queste sedie è sicuramente inglese, ma provengono dal salotto di un palazzo fiorentino. Si riconferma qui la peculiare permeabilità del mondo toscano all’influsso delle mode inglesi, favorita dal privilegiato legame commerciale tra Londra e Livorno. In un quadro dell’epoca di Adolfo Belimbau, pittore proprio di origini livornesi, una signora dorme profondamente su una poltrona circondata da mobili e arredi di gusto orientale. E forse solo un toscano come Puccini poteva musicare l’atmosfera giapponese di Madame Butterfly, opera che comincia con una nave americana che entra in un porto e si chiude con un harakiri in un interno giapponese.