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Sedia Red & Blue, quando il colore diventa elemento costruttivo

16° appuntamento con l’Icona del Design della Settimana dedicato all’icona delle icone: la Red & Blue di Gerrit Rietveld.

Quindici listelli in legno di faggio, due assi di compensato, i tre colori primari ed il nero. Questi gli ingredienti usati per creare uno dei pezzi più iconici di sempre: la famosissima Sedia Rossa e Blu di Rietveld.

Il progetto della sedia, grab via Pinterest

A vederla sembra la rappresentazione tridimensionale di un’opera di Piet Mondrian, non per niente è diventata il manifesto del movimento De Stijl.
Figlio di un falegname, Gerrit Rietveld si avvicina ben presto alla professione del padre. Ancora giovane ed inesperto sperimenta nel campo della progettazione di mobili facendo tabula rasa del passato: è in cerca di nuove modalità espressive, di nuove forme.

Progetto d’arredo di Van Doesburg e Rietveld, c.1919, Rijksmuseum, Amsterdam

La ricerca di Rietveld tende all’astrazione, all’essenziale e culminerà proprio con il prototipo (nel 1918) di quella che diventerà la “Roodblauwe Stoel”.

La prima versione della sedia non è colorata ed è antecedente al fatidico incontro con Theo Van Doesburg e Piet Mondrian (fondatori di De Stijl). Appena cinque anni dopo sarà presentata la versione finale, perfettamente allineata con i principi del movimento. Il linguaggio utilizzato è regolato dalle norme auree dell’arte classica e utilizza semplici forme geometriche e i colori primari: il rosso, il giallo ed il blu.
Il colore è il primo schema della materia secondo l’estetica Goethiana: il giallo è il movimento verticale dei raggi solari, il blu è l’orizzonte celeste che contrasta con il giallo, e il rosso è l’unione dei due, che si verifica all’alba e al tramonto.

Il colore era per De Stijl un materiale costruttivo, non un semplice elemento decorativo.

La Red & Blue sui nostri set fotografici a Cambiago
La Red & Blue sui nostri set fotografici a Cambiago

Le varie parti della sedia sono assemblate per semplice giustapposizione e si sovrappongono senza incastrarsi o compenetrarsi al fine di “collegare fra loro le singole parti senza mutilarle, in modo da evitare che una domini sull’altra coprendola o mettendola in situazione di dipendenza” come spiegava lo stesso designer.
Precursore delle teorie funzionaliste, Rietveld fu anche particolarmente all’avanguardia per quanto riguarda la distribuzione dei suoi prodotti.
Il materiale per costruire la sedia poteva facilmente essere reperibile sul mercato a prezzi contenuti, l’assemblaggio era veloce e semplice; questi fattori rendevano possibile la produzione seriale a livello industriale.

Geometrica, lineare, con proporzioni ben bilanciate; la “Roodblauwe Stoel” trasmette nel complesso una sensazione di armonia. Tuttavia non si può certo annoverare il comfort tra le sue caratteristiche principali…

Una scelta voluta: Rietveld ha voluto creare una seduta che consentisse il relax ma non il sonno, una seduta che favorisse la riflessione, o, come lo chiamava lui un “risveglio della coscienza”.

«Lo scopo di questa sedia è quello di semplificare le singole parti, preservare la forma intrinseca nel carattere e negli scopi originari dei materiali utilizzati, quella stessa forma che conduce alla formazione di un’entità armoniosa grazie all’adozione di uno specifico modulo per i vari elementi distinti. La struttura della sedia è tale che si possono collegare fra loro le singole parti senza mutilarle, in modo da evitare che una domini sull’altra coprendola o mettendola in situazione di dipendenza; in questo modo il tutto è libero nello spazio. La forma è nata in virtù del materiale. I criteri aggregativi che ho utilizzato consentono l’utilizzo di listelli di legno di 25×26 metri. […] La cosiddetta Sedia rossa e blu, dunque, […] serve anche per dimostrare che è possibile realizzare qualcosa di bello che interviene plasticamente sullo spazio con l’utilizzo di semplici e puri elementi prodotti dalle macchine»

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