“La Pelle” di Curzio Malaparte.
Romanzo storico pubblicato da Aria d’Italia nel 1949 e più volte ristampato.
Oggi disponibile nel catalogo della casa editrice Adelphi.
Romanzo neorealista dalla scrittura corrosiva, “La pelle” narra le vicende dell’occupazione alleata in Italia dal 1943 al 1945.
Ambientato principalmente a Napoli, romanzo che da voce al particolare e all’universale, ai vinti e ai vincitori, alle manifestazioni di dolore e speranza.
Malaparte descrive i napoletani come il popolo che incarna tutta la tradizione europea, tutta la storia greco-romana, tutte le contraddizioni medievali. Conoscere Napoli vuol dire conoscere l’Europa e le sue sfaccettature. Per i liberatori americani capire queste cose è impossibile.
«Ed ecco la ragazza Vergine che allarga le gambe e si lascia sfiorare, affinché quei soldati vedano e tocchino qualcosa di straordinario, ossia, una fanciulla pura. Ecco le donne che si prostituiscono, ma sono loro a scegliere i clienti. Preferiscono i neri. La carne di un soldato nero vale tantissimo, anzi, non ha prezzo. In quei giorni di liberazione e di epidemia, Napoli diventa la capitale della libertà; un luogo dove gli omosessuali possono fare outing, soprattutto quelli appartenenti alla nobiltà.»
Il racconto di Malaparte è lucido e reale; è cronaca senza veli e priva di bugie.
Ma La Pelle è anche amara constatazione dell’avanzare del materialismo. La guerra ha distrutto tutti gli ideali.
Ma come detto, Malaparte comprende la deriva materialista dell’Europa, dalla quale anche Napoli non si salverà. Forse la vera peste è proprio questa e intacca tanto la carne quanto lo spirito. Infatti, la lotta per la sopravvivenza ha elevato la pelle a unica cosa da salvare.
Pur di salvarsi la pelle si fa di tutto.
Ecco perché non si muore, non si lotta e non si sopporta più come un tempo, perché ormai basta tenere viva la pelle; dell’anima non importa più a nessuno.
È difficile raccontare un libro come questo. Bisogna leggerlo per capire con quanta lucidità Malaparte sia riuscito a descrivere il dramma di un popolo e il disfacimento dello spirito europeo.
“Mangerei la terra, masticherei i sassi, ingoierei lo sterco, tradirei mia madre, pur di aiutare un uomo, o un animale, a non soffrire. (…)
Ero stanco di veder soffrire gli uomini, gli animali, gli alberi, il cielo, la terra, il mare, ero stanco delle loro sofferenze, delle loro stupidi e inutili sofferenze, del loro terrore, della loro interminabile agonia. Ero stanco di aver orrore, stanco di aver pietà. Ah la pietà, avevo vergogna di avere pietà, eppure tremavo di pietà e di orrore.” La Pelle