Nono appuntamento con “Tesori Stampati” dedicato ad un libretto del XVII secolo che ci ha fatto riscoprire le bellezze della Val Masino.
Gli escursionisti che dalla Val Masino imboccano i sentieri che portano all’attacco del Pizzo Badile non possono ignorare un grande edificio in pietra costruito nel 1832.
È l’antico centro termale di Masino, rinomato ai tempi in tutta la Lombardia. Dai registri si calcola che nel decennio 1836-1845 3000 persone soggiornarono in questi verdeggianti boschi ai piedi delle pareti rocciose per “passare le acque”.
Oggi tira aria di decadenza in questo suggestivo angolo di montagna, ma non è sempre stato così.
Un curioso libretto approdato nella nostra libreria ci ha fatto riscoprire con occhi nuovi le bellezze della Val Masino. E’ un piccolo volume in 16°, piuttosto “vissuto”: il titolo è “Avertimenti sopra li Bagni del Masino overo di S. Martino per valersene internamente et esternamente di Gio. Pietro Paravicino, Medico di Datio in Valtellina”.
La data è 1658; l’editore Giovanni Pietro Cardi di Milano, nella sua presentazione, ci informa di aver dovuto stampare questa seconda edizione degli Avertimenti perché la prima era andata esaurita in brevissimo tempo.
Quanto erano famosi i Bagni di Masino?
Le prime notizie certe dello sfruttamento delle virtù termali delle sorgenti risale al XV secolo. In una lettera a Francesco Sforza del 1462 il Podestà di Morbegno già decanta queste acque “scaturenti in Val Masino, fra le alpine valli bellissima, acque salutari per ogni languore”; anche Matteo Bandello in una lettera che precede la XXIII delle sue Novelle si dichiara frequentatore assiduo dei Bagni per sfuggire alle calure estive.
Al di là della bellezza del luogo, quello che attirava tanti visitatori erano le sorgenti che scaturivano dal fianco della montagna. In un’ampia grotta, con acque tiepide avevano virtù curative adatte a molte patologie. Già nel 1545 in un opuscolo stampato a Venezia, il medico Pietro Paolo Pallavicini consigliava i Bagni di Masino per curare malattie dermatologiche, epatiche, artrite, emicrania e patologie oculari; sul posto c’era già una sorta di primitivo stabilimento termale provvisto di un “rozzo e disadorno” albergo e di capanne di legno per le cure.
Dal resoconto del Governatore Guler von Weineck del 1616 vediamo che gli abitanti del luogo si stanno organizzando. Dalla sorgente è stato costruito un sistema di tubature che portano la preziosa acqua tiepida fino a due spaziose vasche, per i trattamenti termali per donne e uomini. L’acqua infatti, a seconda delle patologie, poteva essere bevuta o utilizzata per bagni, docce o cure con i fanghi.
Il nostro libretto ci restituisce la situazione a metà del XVII secolo.
Nella seconda parte che riprende la “Breve e compendiosa relatione delle Eccellenti et maravigliose virtù dell’acqua delli Bagni di Masino, descritta dall’Eccellentiss. Sig. Gio. Andrea Malacrida, Medico in Sondrio” veniamo a sapere che le acque “ben raccolte, e divise con diversi canali, secondo la diversità de’ bisogni, e moltitudine delle persone, che vi concorrono per pigliar la goccia”, sono in parte raccolte “in due bonissime commodate stanze, e ben capaci per bagnarsi, e con le stufe appresso, l’una per le donne, e l’altra per gli huomini,dove con ogni piacere & honestà se ne stanno, secondo li loro bisogni”.
Non manca in questa relazione del dottor Malacrida una descrizione dell’amenità della valle in cui le terme sono inserite, tanto che “pare che la natura habbi fatto questo luogo per andarli non solo à recrearsi per le infermità del corpo, ma ancora per quelle dell’animo”.
L’autore principale degli Avertimenti, il dottor Gio. Pietro Paravicino, medico di Dazio, paese all’imbocco della Val Masino, si concentra invece sulle proprietà curative dell’acqua e soprattutto dà precise indicazioni sul modo corretto di utilizzarla per ottenerne il massimo vantaggio terapeutico: come, quando e quanto bere, le modalità dei bagni e delle docce, quali malattie possono trarne giovamento (un lungo capitolo è dedicato all’imperversante “Mal francese”, tanto diffuso all’epoca), quali condizioni invece possono essere controindicate all’idroterapia.
Non mancano le note di colore, che ci restituiscono piccoli bozzetti di vita reale.
Nei primi capitoli viene posto il problema della cura “a distanza” per chi non è in grado di raggiungere l’alta Val Masino, priva di strade carrozzabili; come trasportare e conservare in modo corretto la preziosa acqua curativa? Non in recipienti di legno, ma in fiaschi di vetro, ma la prima indicazione che viene data è di avvalersi di persone fidatissime,
“sendomi raccontato di alcuni perfidi, quali non arrivando al Bagno empirno le barili nel fiume corrente al principio della valle. Occorre di più nel viaggio di perdersi alle volte parte dell’acqua minerale, riempiendosi l’infedele d’acqua ordinaria la barile per non tornar à dietro” o peggio “pagandosi alli Padroni del Bagno qualch’honorario per l’acqua minerale, per stimolo d’avanzar quei soldi può tal furberia haver il suo effetto, & io so di certo esser ciò molte fiate intravenuto”.