Libri Antichi, che passione!
Presentando da Fazio* il suo libro La collezione, Giampiero Mughini in veste di bibliofilo disse una cosa che mi colpì.
“Non potrei leggere un capolavoro come L’isola di Arturo della Morante se non nella sua prima edizione einaudiana del ’57”.
Dice molto questa affermazione su che cosa muove un bibliofilo. Il libro non è per lui solo il supporto di uno scritto, ma viene “sentito” in un suo valore intrinseco, nella sua storia.
Ricordo l’emozione di avere tra le mani la prima edizione De Silva di Se questo un uomo del ’47. In quel concreto volume viveva la sofferenza di una voce che voleva farsi udire in un mondo che non voleva ascoltare. E questa particolare risonanza non si percepisce nelle innumerevoli edizioni successive.
Se questo rapporto quasi empatico con il libro nella sua fisicità è vero per le opere del ‘900, tanto più è esaltato dal peso del tempo nel rapporto con il libro antico.
“Colui che colleziona libri antichi di fatto coltiva un piacere solitario, oserei dire quasi onanistico. I collezionisti di quadri vengono quasi sempre gratificati dall’attenzione degli ospiti per le opere che espongono. I libri non si espongono ma vengono chiusi e custoditi in una libreria. Ancorché preziosi, hanno un aspetto esteriore poco allettante, che non incuriosisce nessuno, ma cattura unicamente l’attenzione dei cultori”.
Parola di Umberto Eco, uno che di libri e bibliofilia se ne intendeva (Il suo libro più famoso in fondo ruota tutto intorno alla folle passione per un libro antico perduto).
Al di là del valore storico/letterario delle edizioni antiche, i collezionisti di libri antichi si riconoscono un certo feticismo. Il piacere di sfiorare le pagine con le dita e sentire il lavoro del torchio nelle righe stampate. La incredibile freschezza delle carte del settecento a confronto con la deprimente fragilità delle pagine dei libri del nostro dopoguerra. Il gusto per le rilegature preziose.
E poi la pura bellezza del carattere, dell’impaginazione, delle incisioni.
Anche la persona più digiuna non può non riconoscere la perfezione estetica di alcuni capolavori librari usciti dai torchi di un Aldo Manuzio o di un Giambattista Bodoni, giusto per fare due nomi di eccellenza italiana.
Studiare i frontespizi è un modo per entrare nell’evoluzione del gusto estetico e culturale dei vari periodi storici.
In più poi il libro antico ci porta il profumo della sua storia unica. E’ un oggetto passato dalle mani di tanti accomunati dall’amore per la cultura.
Exlibris, annotazioni manoscritte, dediche e invii, creano un filo diretto, emotivo, con i passati possessori.
Le macchie brune e gli angoli sporchi delle pagine di un seicentesco ricettario chimico-farmaceutico ci fanno entrare in un antico laboratorio con il nostro libro aperto tra alambicchi e albarelli.
Nella nostra libreria è passata una monumentale opera di antichità greco-romane del settecento. Un exlibris calligrafico collocava quest’opera nella biblioteca di un famoso Duca francese. In margine alla splendida incisione del ritratto del Marchese dedicatario una annotazione (di chi? Del Duca? Del Bibliotecario?): “Ce portrait ressemble a son original comme a mon cul”.
In fondo, anche questo è Storia!
Di solito, le interviste ai bibliofili si chiudono con la domanda di rito: “Ma l’e-book soppianterà il libro cartaceo?” La risposta è abbastanza scontata considerando le persone a cui è rivolta. Mi ha incuriosito però una notazione di Adriano Bon. “L’e-book imita la forma libro, che esiste da millesettecento anni, ma ha considerato che la schermata del computer si srotola come un papiro, che fu la forma del libro per cinquemila e più anni?”
Stiamo forse assistendo, a tanti secoli di distanza, al tentativo di rivincita del rotolo sul codex?
Per tutti gli appassionati di libri antichi, fino al 28 Febbraio, nella nostra libreria online centinaia di titoli in promozione al 50%.
Spesso, la cultura conviene!