Quante cose si possono fare se si avesse a disposizione una quantità di tempo infinita? Tutto, oppure niente.
Un personaggio di Paco Roca, un vampiro, ha passato centinaia d’anni a collezionare autoritratti perché trova irritante farsi la barba senza potersi guardare allo specchio. Tutta l’eternità gli è servita a poco altro, essendo come un’immensa vacanza d’estate che non conosce termine e se non si trova qualcosa che sia in grado di dare valore ad ogni giorno si finisce per avere tempo di fare tutto e non fare niente. Tanto le vacanze sono ancora lunghe.
Strade di sabbia è il primo lavoro che ho letto di Paco Roca, in cui l’autore spagnolo è riuscito a tradurre in fumetti un gusto interamente sudamericano per il realismo magico: il protagonista senza nome, in ritardo ad un appuntamento, prende una scorciatoia tagliando in un quartiere della città, senza riuscire poi a ritrovarvi l’uscita. Prende alloggio in un bizzarro hotel abitato da ancora più bizzarri personaggi, ognuno esistenzialmente bloccato, incapace di vivere la propria vita: tutti si aspetterebbero che il protagonista cerchi in tutti i modi di tornare nel suo mondo, ma è proprio necessario? Perché tornare alla solita e noiosa esistenza di tutti i giorni?
Albert Camus, premio nobel per la letteratura nel 1957, mise in bocca al suo Caligola una richiesta apparentemente da pazzi: l’imperatore romano chiede al suo servitore di portargli la luna, perché è qualcosa che ancora non ha e perché le cose, così come lo circondano, non sono soddisfacenti. Non a caso Strade di sabbia andrà a chiudersi proprio con una luna gigante.
I fumetti di Paco Roca cercano di capire come funziona il nostro mondo, nella maniera più sincera possibile, ma allo stesso tempo senza esclusione di colpi.
In Rughe Paco Roca, con un’ironia fatta di umorismo e commozione, inscena un personaggio affetto dal morbo di Alzheimer che cerca di resistere a una routine quotidiana in cui l’unica cosa che succede è lo sgretolamento della sua memoria; in La casa tre fratelli tornano, dopo la morte del padre, nella loro casa d’infanzia con l’intenzione di venderla e con la paura di perdere assieme ai mattoni anche il ricordo del padre; in Il faro un custode di un faro si ostina a curare una struttura ormai non più funzionante e così facendo insegna nuovamente il gusto per la vita a un soldato che lì si era rifugiato.
Sono tutti personaggi che cercano un modo di stare al mondo, perché tutto questo tempo che abbiamo a disposizione rischia di scapparci via senza che nemmeno ce ne accorgiamo se non riusciamo a dargli un significato.