Innumerevoli fotografie e video ritraggono Bruno Munari che lavora in mezzo ai bambini con la naturalezza e la serietà profonda del gioco vero.
In questo tratto caratteristico si rivela un atteggiamento di fondo della sua multiforme attività e forse anche un modo di guardare alla vita in generale, con occhi appunto di bambino.
Non ingenuità o banalizzazione, ma originalità, creatività, capacità di focalizzare una poetica del quotidiano, intelligente, acuta, mai banale.
Dei bambini Munari sembra conservare la fiducia nella possibilità di migliorare il mondo, al di là di ogni disillusione.
Parlando del suo lavoro di designer, dice: “Pensate quanto ci sarebbe da fare, quanti oggetti, quante cose aspettano l’intervento dell’artista. Uscite dallo studio e guardate anche le strade, quanti colori stonati, quante insegne di cattivo gusto, quante forme plastiche sbagliate. Perché non intervenire? Perché non contribuire a migliorare l’aspetto del mondo nel quale viviamo assieme al pubblico che non ci capisce e che non sa cosa farsene della nostra arte?”
Senza però mai prendersi troppo sul serio, con un’autoironia che diventa la cifra del suo parlare di sé.
L’autoracconto della sua vita si svolge tra due frasi di incredibile leggerezza, col sorriso sulle labbra.
La prima in puro “stile Munari”: “All’improvviso, senza che alcuno mi avesse avvertito, mi trovai completamente nudo in piena città di Milano. Mio padre aveva continui contatti con le più alte personalità di Milano, essendo cameriere al Gambrinus , e mia madre si dava delle arie ricamando ventagli”
La seconda pronunciata qualche giorno prima di morire: “A questo punto, bisogna fare il punto, e mettere dei punti…”.
Di sé dice anche: “Ognuno conosce un Munari diverso”.
In effetti Munari è stato molte cose: protagonista della ricerca artistica dal futurismo alla fondazione del MAC, designer, creatore di libri geniali.
E’ il Munari illustratore, scrittore e grafico che è presente nei cataloghi della Di Mano in Mano.
Con libri per adulti: dalle esilaranti fotografie di mani italianamente espressive del Supplemento al dizionario italiano allo sperimentale Xerografie originali.
E con libri pensati con e per i bambini.
Negli anni Munari ha collaborato alla creazione di numerose collane dedicate a bambini e insegnanti.
Libri didattici come Disegnare un albero in cui insegna ai maestri a superare con creatività gli stereotipi dei disegni infantili.
E libri rivolti direttamente ai bambini, che parlano alla fantasia dei bambini con il linguaggio dei bambini.
Geniale il programma di Rose nell’insalata: “Avete mai visto rose nell’insalata? Io sì… Quando la mamma pulisce l’insalata, taglia le foglie vicino al gambo..e butta via questo tronchetto con ancora l’attaccatura delle foglie. Ecco dove si nascondono le rose” e parte un libro tutto illustrato da fantastici timbri colorati.
Una capacità di immedesimazione nel mondo dell’infanzia che, come sottolineavamo, non significa però disimpegno o superficialità.
Prendiamo il volume Guardiamoci negli occhi, edito da Lucini nel 1970.
Venticinque cartoncini di diversi colori, ognuno con il disegno di una faccia stilizzata con due buchi al posto degli occhi.
Sono premesse le Istruzioni per l’uso: ‘Tutti questi fogli possono essere mescolati annullando l’ordine nel quale l’autore li ha messi…cambiando cosi’ il colore degli occhi di quasi tutti i disegni. Come avviene nella realtà, tutti quelli che hanno la stessa apertura visiva e vedono il mondo nello stesso modo, non hanno osservazioni diverse da comunicarsi. Solo chi ha una apertura visiva diversa vede il mondo in un altro modo e può dare al prossimo una informazione tale da allargargli il suo campo visivo. Mescolate quindi i disegni, cambiate i colori degli occhi, abituiamoci a guardare il mondo con gli occhi degli altri’
E nel testo conclusivo, le parole di Munari sembrano lanciare a distanza di tanti anni un messaggio anche al nostro mondo: “Se riusciamo a vedere con gli occhi di un altro possiamo intenderci meglio. Gli animali si guardano negli occhi. Escluse le talpe. Anche gli automobilisti si guardano negli occhi. Tutti, nei momenti difficili, si guardano negli occhi. Uno sguardo può comunicare qualcosa di cui non esiste ancora la parola… Guardare e capire. Guardare e comunicare”.