Vedute
Preparando i dipinti per la nostra esposizione “Vedute” dedicata alla pittura di paesaggio, ed in modo particolare a quella tra fine ‘800 e inizio ‘900, ci piace ripercorrere, anche solo a grandi passi, la lunga storia che questo genere di rappresentazione ha vissuto attraverso i secoli per arrivare fino agli esempi proposti nella nostra galleria.
Partiamo da Pompei
Se partiamo dall’antichità, tappa obbligata resta la sepolta Pompei: accanto al genere della natura morta, vissuta come rappresentazione di ospitalità e promessa di accoglienza, il paesaggio decorava le pareti delle dimore pompeiane. Creava l’illusione di spazi altri rispetto a quelli architettonici, in una sorta di scenografia teatrale. In queste le rappresentazioni, figure mitiche o attività umane venivano ambientate in scorci di paesaggio con un effetto quasi di trompe-l’oeil.
La stupefacente vivacità e realismo di questi pochi resti di una tradizione pittorica ci colpiscono nel confronto con la totale scomparsa dell’elemento paesaggio come realtà autonoma nella pittura medievale e rinascimentale. In queste lo spazio si riduce a pura quinta teatrale rispetto agli eventi umani o soprannaturali rappresentati.
Il ‘600
Per tornare a parlare di paesaggio come elemento centrale della rappresentazione pittorica bisogna attendere il 1600. Da puro e semplice sfondo scenografico il paesaggio torna a proiettarsi in primo piano acquisendo un suo status di autonomia e pregnanza, non subordinato ad altro soggetto. Continua anche la rappresentazione di personaggi nel paesaggio, ma spesso è ribaltato il rapporto di subalternità rispetto al precedente periodo medioevale; ora a volte sono i personaggi “pretesto narrativo” per dare spazio alla natura ed alla sua rappresentazioni. Ecco dunque una “Fuga in Egitto” nella quale i piccoli personaggi in cammino sono riconducibili alle figura della Sacra Famiglia, o di un santo eremita nel deserto, o ad altro ancora.
Possiamo identificare due tipologie che nel ‘600 caratterizzano questo genere, ai tempi, d’avanguardia: da una parte il paesaggio ideale e classico; dall’altra comincia ad affacciarsi una concezione di paesaggio che potremmo definire “preromantica”. La prima tipologia adotta criteri compositivi di equilibrio ed armonia in cui la percezione realistica è fortemente filtrata da concetti di bellezza ideale e di rapporti geometrici: si pensi ad artisti quali Carracci, Poussin, Lorrain. La concezione preromantica, invece, la possiamo trovare nelle opere di pittori quali Salvator Rosa che anticipa alcune caratteristiche della pittura dei secoli successivi.
Il ‘700
Nella seconda metà del ‘700, si trovano a convivere, nella visione Illuminista del mondo, lo sguardo razionale ed indagatore della realtà e la concezione Settecentesca di un legame profondo di tutte le cose. Alla razionalità appartiene la rappresentazione di un paesaggio che vive della idealizzazione mentale di luoghi e rapporti di spazio. La concezione invece di un intimo rapporto tra la vita dello spirito e quella della natura conduce ad una percezione dello spazio naturale in cui si rispecchiano emozioni, tensioni, sentimenti umani.
L’800
E’ solo però nel XIX secolo che il paesaggio acquista la stessa dignità della pittura storica. Riesce a conquistare nel gusto del pubblico un posto più sicuro di ogni altra forma di rappresentazione. La sensibilità romantica trova nel rapporto con la Natura, rappresentata nel paesaggio, il veicolo preferenziale per l’espressione del proprio Io. Si sottolineano spazi e luoghi come fonte di suggestione. L’evoluzione della ricerca ed anche il confronto con la nuova arte della fotografia allarga la riflessione sulla rappresentazione della realtà. La ricerca di una immediatezza nella percezione dei colori e della luce conduce, fin dai primi esperimenti “en plein air” di Corot, alla pittura Impressionista. Una pittura che pone al centro della sua ricerca una nuova “poetica del paesaggio”; basata sulla contingenza effimera dell’esperienza colta come impressione nel rapporto tra io e natura.
Se anche tu sei curioso di visionare la nostra collezione di grandi paesaggisti dall’8 al 10 aprile nel nostro negozio di Milano c’è “Vedute“.
I dipinti proposti nel nostro evento attraversano vari periodi storici. Si soffermano soprattutto nell’ultimo periodo dell’800 e gli inizi del ‘900, proponendo una serie di autori famosi come paesaggisti o per altri generi, come Delleani, Belloni, Gheduzzi, Corradi, Vellani Marchi, Dalla Zorza, Dudreville, Milesi, Scrosati ed altri ancora, tutti provenienti da importanti collezioni milanesi.