s.a.
s.e.

Ernesto Grassi
Aesthetica edizioni

Angelo Gianni
La Nuova Italia editrice

Mauro De Nichilo
Palomar Edizioni di Alternative

Margherita Hack
Sperling & Kupfer Editori

Matteo Palumbo
Liguori editore

Giovanni Ponte
Tilgher

Haim Baharier
Casa Editrice Giuntina

Ruzzante
Einaudi

Gian Mario Anselmi
Carocci

Mario di Remigio
Biblioteca culinaria

Rodolfo Grassi, Sergio D'Amia
Arnoldo Mondadori Editore

Pierre Batiffol
Valecchi Editore

Oil on canvas. Roman school of the 17th century. The bloody episode of the sacrifice of Iphigenia, also told in the Iliad, originates from the wrath of Artemis, goddess of the hunt, who, offended by Agamemnon for his boasting as a hunter, prevents the Greek fleet from sailing towards Troy; the soothsayer Calchas then prophesies that the wrath of the goddess can only be appeased by sacrificing the youngest daughter of King Agamemnon himself, Iphigenia, and so it happens. In the centre of the scene the girl is depicted prostrate at the foot of the sacrificial altar, while she is being prepared by the priests according to the rituals; in the left corner we can glimpse her father Agamemnon (with the crown abandoned at his feet) with her mother Clytemnestra who, in despair, do not dare to look. Above, the goddess Artemis watches the scene, recognizable by the moon on her hair, the bow she holds in her hand and a deer, her symbolic animal, at the foot of the canopy: according to a less violent version of the myth, at the moment of the sacrifice Iphigenia is replaced by Artemis with a doe, as the presence of the animal in this representation might indicate. The work presented here derives from the painting by Pietro Testa, published between 1640 and 1642 (now at the Galleria Spada in Rome) and from his engravings: the entire composition of the figures is taken from it, although modified in the clothes, colors and various details. Restored and relined, the painting is presented in an early 20th-century frame, contemporary with the restoration.

Italy, Mid XIX Century

Wooden candelabra, carved, lacquered and gilded with mecca. Italy, mid-19th century.

Kozue Amano
Edizioni Star Comics

England, First Quarter XIX Century

English George IV flap with upper display cabinet, England first quarter of the 19th century. Showcase in early twentieth century style with two doors with blown glass; on the front of the flap there is a concealed cabinet door with drawers and morocco insert, pair of side pulls and five drawers. Both the door and the cabinet have inlay decorations in maple and green-stained maple. Further embellished with maple threads and mahogany borders. Oak interior. There are small deficiencies in the veneering.

110 x 66 In

Mud carpet in cotton and wool. Fine knot; manual manufacturing.

Europe, First Half XX Century

Bronze sculpture on a marble base depicting a young woman at a fountain. The author's signature is engraved on the base but is difficult to read.

Bamboo floor lamp.

Giovanni Getto
G. C. Sansoni Editore

Italy, 1960s-1970s

Chromed metal ice bucket with twisted decoration and handle. Manufacturer's mark engraved under the base.

Lucrezio
Giangiacomo Feltrinelli Editore

È un poema fondamentale della storia del pensiero, in cui vengono assunti a fondamento i princìpi portanti della filosofia epicurea. Lo stesso Cicerone fu soggiogato dalla grandezza dell'opera e, pur non approvandone filosoficamente il contenuto, contribuì in modo decisivo alla sua pubblicazione. L'opera è la celebrazione della dottrina epicurea come filosofia liberatrice dell'uomo e valido mezzo a confortare un'umanità quanto mai turbata e incerta. Cardine del suo approccio era la fisica atomistica democritea: il mondo in cui viviamo non è che il risultato dell'unione casuale di una parte degli infiniti atomi, da sempre in movimento nello spazio senza fine. Al rigido sistema democriteo, Epicuro in realtà aggiunse una variante rivoluzionaria, il clinamen, ossia la spontanea deviazione degli atomi dalla loro traiettoria rettilinea, una sorta di "libero arbitrio" ante litteram. Anche il mondo degli dèi esiste. Ne abbiamo immagine, ma vivendo eternamente beati negli spazi tra mondo e mondo, essi non hanno tempo né voglia di occuparsi di noi. La conclusione è che, in questo modo, sia la fisica sia la teologia ci liberano dagli ostacoli più gravi che si oppongono alla nostra felicità: il timore della morte e della collera divina.

Edoardo Boncinelli
Ugo Guanda Editore

Quando si abbandona la retta via della salute il mondo appare più lontano, più consunto, e per penetrarlo si è costretti a uno sforzo maggiore. Edoardo Boncinelli racconta, con sguardo da scienziato e pensatore libero, la sua malattia: il vissuto di un Io che sente di perdere il controllo del proprio corpo, ma che mantiene una vigile capacità di analizzare e raccontare fatti e impressioni. Il lettore si trova così di fronte a un'opera singolare, le cui pagine navigano fra due acque: quella limpida della consapevolezza e della razionalità, e quella torbida dell'offuscamento e della progressiva perdita di lucidità. "Essere vivi e basta" è una testimonianza sincera e senza riserve, il dialogo con se stesso di un uomo abituato a osservare, soppesare e scandagliare il reale in ogni sua forma. Per trovare un senso e non smettere mai di credere nel presente.