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QUADRI E DIPINTI ANTICHI

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In questa sezione si possono trovare tutte le opere di pittura antica disponibili nel nostro catalogo online. Un’ampia e raffinata selezione che comprende paesaggi, nature morte, ritratti, volti, soggetti sacri, scorci e vedute con cui poter arricchire ogni ambiente della tua casa.

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Dipinto con Volto che Ride
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ARARPI0278972

Dipinto con Volto che Ride

ARARPI0278972
Dipinto con Volto che Ride

Olio su tavola di pioppo. Il giovane popolano raffigurato, appartenente alla categoria dei "pitocchi" (termine usato per indicare lo stato di completa indigenza dei personaggi, frutto dell'osservazione attenta e anticonvenzionale della realtà), rivela uno spiccato strabismo, che trasforma l'espressione ridente in una smorfia divertita. Il dipinto presenta tracce di piccoli restauri. È presentato in cornice del XIX secolo.

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Dipinto con Fanciullo che Grida
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ARARPI0278971

Dipinto con Fanciullo che Grida

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Dipinto con Fanciullo che Grida

Olio su tavola di pioppo. Il giovane popolano raffigurato, appartenente alla categoria dei "pitocchi" (termine usato per indicare lo stato di completa indigenza dei personaggi, frutto dell'osservazione attenta e anticonvenzionale della realtà), spalanca la bocca in un grido che, dall' espressione corrucciata del volto, sembra essere di rabbia o dolore. IL dipinto presenta lievi cadute di colore. È presentato in cornice del XIX secolo.

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Dipinto Madonna con Bambino
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ARARPI0279521

Dipinto Madonna con Bambino

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Dipinto Madonna con Bambino

Olio su tavola. Il piccolo dipinto ovale propone le figure di Maria a mezzo busto che sorregge il Bambino, in piedi e gli occhi rivolti al cielo, a guardare al suo destino drammatico; anche lo sguardo della madre esprime la stessa triste consapevolezza. Il dipinto presenta tracce di restauro del colore.

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Dipinto della Bottega di Francesco Bassano
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ARARPI0278456

Dipinto della Bottega di Francesco Bassano

Natività

ARARPI0278456
Dipinto della Bottega di Francesco Bassano

Natività

Olio su tela. Seconda metà XVI secolo. Il dipinto proviene dalla collezione storica familiare del conte Castracane, come è documentato dalla ricevuta cartacea originale autografa di Francesco Bassano (allegata all' opera) che cita: "V. S. Ill.ma Conte Castracane. Recipio de so messo sua somma de quinquaginta ducati per lo dipinto de mano mia de Nativitas Domini Nostri come Ella mhavea ordenato. Dev.mo Obb.mo Servo suo Franciscus da Ponte de Bassano. Il die 12 decembre 1589". Sul retro del telaio è presente anche cartiglio di inventario in alto e la scritta "proprietà Castracane" in basso. Il citato conte Castracane appartiene alla nobile famiglia dei Castracani degli Altelminelli di Fano, di origine lucchese. Francesco Dal Ponte da Bassano, detto Il Giovane, lavorò per molti anni nella importante bottega del padre Jacopo, detto Bassano il Vecchio, per poi trasferirsi a Venezia nel 1578 ove attivò un suo atelier personale, pur continuando a collaborare con la bottega di Bassano, gestita nel frattempo dal fratello Leandro dopo la morte del padre; verso la fine degli anni Ottanta si manifestò però in Francesco una crisi che si rifletté anche nella produzione allegorica: in un progressivo avvicinamento al gusto del fratello Leandro, il colore si schiarì perdendo di forza, le forme si dilatarono e si semplificarono, la composizione si fece frammentaria. La produzione della famiglia bassanesca si distinse soprattutto per i soggetti sacri, inseriti però in scenari agresti, che portano a definirli biblico-pastorali. Anche in questo dipinto la Sacra Famiglia non caratterizza la centralità della scena, ma è uno dei due gruppi di umanissime figure che occupa la parte destra della scena, mentre a sinistra campeggia il gruppo di pastori con gli animali della campagna e i semplici oggetti della vita quotidiana. Il contesto rurale è ben definito anche dagli oggetti di contorno, nonostante la capanna della nascita sia sostituita da una struttura architettonica a colonne marmoree, ma di un colore che si confonde con le altre strutture circostanti. Unici elementi spirituali sono l'angelo- solitario!- che compare ai pastori per l'annuncio, relegato in alto, piccolo e appena accennato; e l' aureola che circonda il capo del Bambin Gesù, peraltro raffigurato placidamente addormentato, inconsapevole di ciò che gli succede intorno e di ciò che lo aspetta. Caratteristici nella produzione della bottega bassanesca paterna furono la ricchezza e vivacità cromatica e i contrasti luminosi, che però si smorzarono in Francesco, traducendosi in scelte cromatiche più tenui e in forme semplificate, perdendo in parte la loro forza. Lo si nota anche in quest' opera, collocata negli ultimi anni di vita dell' artista, soprattutto negli abiti dei personaggi; si noti in particolare come la veste di Maria non sia più rossa come da tradizione, colore fortemente simbolico del dolore umano, ma è della stessa tonalità rosea della casacca del pastore centrale, quasi a sottolineare l' appartenenza della Madonna all' umanità umile e semplice. Peraltro Francesco Bassano nell'ultimo periodo, a causa del suo stato di salute compromesso da una grave ipocondria (morì suicida nel 1592), ebbe commissioni di opere che solo in parte furono eseguite da lui, ma delegate almeno parzialmente, ai suoi aiutanti. Questo depone per un' opera a lui commissionata e proveniente dalla sua bottega, come la sua dichiarazione autografa dichiara, ma probabilmente non realizzata direttamente dal maestro, quanto piuttosto da un suo collaboratore. Il dipinto risulta restaurato e ritelato. È presentato in cornice lignea antica di fine '700 - inizio '800.

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Dipinto di Giovanni Gaibazzi
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ARARPI0276083

Dipinto di Giovanni Gaibazzi

Giovani Donne al Bagno 1855

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Dipinto di Giovanni Gaibazzi

Giovani Donne al Bagno 1855

Olio su tela. Firmato e datato a matita al retro sul telaio "L. G. Gaibazzi". Giovanni Gaibazzi, artista parmense che lavorò molto per la sua città e per l'imperatrice Maria Luigia di Parma, consorte di Napoleone I, si distinse per i ritratti, ma anche per soggetti sacri e per scene mitologiche. La sua pittura, di gusto romantico, è connotata da un buon disegno e da precisione cromatica. La scena presenta un gruppo di fanciulle che si bagnano in un laghetto in mezzo al folto di un bosco. Lo sfondo scuro della vegetazione fa spiccare i corpi bianco-rosati dei corpi femminili, luminosi e leggiadri nelle loro movenze. Il dipinto, in prima tela, presenta traccia di due piccole riparazioni al retro. È presentato in cornice di inizo '900.

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Dipinto Ritratto di Gentiluomo
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Dipinto Ritratto di Gentiluomo

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Dipinto Ritratto di Gentiluomo

Olio su tela. Scuola italiana del XVIII secolo. L'elegante gentiluomo si fa ritrarre con alcuni tomi appoggiati sul piano davanti a lui, sui dorsi dei quali si leggono gli autori; risalta in particolare il nome di Paolo Valcarenghi, docente presso la Facoltà di Medicina di Pavia nel XVIII secolo. L'uomo ritratto vuole quindi sottolineare la sua appartenenza al mondo della Medicina. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice ricostruita con elementi antichi e dotata sul lato superiore di faro di illuminazione, funzionante, di metà '900.

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Dipinto Ritratto di Nobiluomo
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Dipinto Ritratto di Nobiluomo

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Dipinto Ritratto di Nobiluomo

Olio su tela. Ritratto di nobiluomo che ostenta l' importante onorificenza dell' Ordine del Toson d'Oro, ordine cavalleresco istituito a Bruges nel 1431 da Filippo il Buono duca di Borgogna con il compito di diffondere la religione cattolica, e passato poi alla casa d'Asburgo e successivamente anche ai Borbone di Spagna; è considerato il più alto e importante ordine cavalleresco. Il dipinto, ritelato, è presentato in cornice del XVIII secolo, che necessita di restauro.

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Quattro Incisioni di Bartolomeo Crivellari
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Quattro Incisioni di Bartolomeo Crivellari

Scene di Vita di Corte

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Quattro Incisioni di Bartolomeo Crivellari

Scene di Vita di Corte

Le quattro incisioni sono tratte dagli affreschi realizzati da Nicolò dell'Abate per la Sala dei concerti di Palazzo Poggi a Bologna. Le scene sono state successivamente inserite nel volume "Le pitture di Pellegrino Tibaldi e di Niccolò Abbati esistenti nell'Instituto di Bologna descritte ed illustrate da Giampietro Zanotti Segretario dell'Accademia Clementina", Venezia 1756. Esse raffigurano quattro momenti conviviali della vita di corte e precisamente (da sinistra a destra): - Il gioco dei tarocchi - Il convito - Concerto con cantante accompagnata da arpa, liuto e fiato - Concerto di suonatori di viola da gamba, liuto e spinetta. Le incisioni recano in basso a sinistra il nome del pittore , a destra il nome dell' incisore Bartolomeo Crivellari, autore di numerose incisioni dai maestri bolognesi del Seicento e Settecento. Le incisioni, che necessitano di restauro, sono inserite in unica cornice lignea di fine '800.

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Dipinto Ritratto di Antonio Farnese
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ARARPI0277252

Dipinto Ritratto di Antonio Farnese

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Dipinto Ritratto di Antonio Farnese

Olio su tela. Il ritratto deriva da quello a mezza figura dipinto nel 1725 ca. da Ilario Spolverini (1657 -1734) e conservato presso La Rocca Sanvitale di Fontanellato. Antonio Farnese (1679 -1731) fu l'ottavo duca di Parma e Piacenza, nonchè l'ultimo dei Farnese, che ebbe scarse capacità politiche e amministrative e non fu in grado di occuparsi dell'amministrazione dello stato e di porre qualche riparo al suo enorme deficit finanziario; ; i suoi sudditi erano gravati da tasse dissanguatrici, mentre la corte continuava a indebitarsi con i banchieri genovesi. Il dipinto necessita di restauro per cadute di colore e due piccoli fori in basso. È presentato in cornice coeva.

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Dipinto Paesaggio con Cascata e Figure
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Dipinto Paesaggio con Cascata e Figure

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Dipinto Paesaggio con Cascata e Figure

Olio su tela. Scuola fiamminga del XVII secolo. Al retro è presente cartiglio da collezione. In un paesaggio collinare di rocce e macchie d'alberi, sovrastante un piccolo borgo sulla sinistra, scorre un torrente a formare una cascata spumeggiante; sulle rive alcune figure di contadini in transito o in conversazione; sulla destra spicca l'uccello dalla lunga coda, posato su un arbusto secco. Sullo sfondo, le colline sfumano nel cielo denso di nuvoloni. Il dipinto è presentato in cornice di fine '800 ridorata.

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Dipinto Adorazione dei Magi
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ARARPI0270152

Dipinto Adorazione dei Magi

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Dipinto Adorazione dei Magi

Olio su tela, applicata a tavola. Scuola veneta del XVII secolo. Il dipinto guarda ai modi di Paolo Veronese (si veda il suo dipinto conservato alla National Gallery), che fu ampiamente ripreso: è la stessa la disposizione delle figure secondo una linea obliqua ascendente che va a raggiungere sulla sinistra la sacra Famiglia, verso cui convergono tutti gli sguardi; così come simile è lo sfondo dell'arco marmoreo dietro il quale si apre un ampio paesaggio. IL dipinto è presentato in cornice dorata di fine '800.

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Dipinto con Scena Biblica
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ARARPI0278047

Dipinto con Scena Biblica

Rebecca al Pozzo

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Dipinto con Scena Biblica

Rebecca al Pozzo

Olio su tela. La scena racconta un episodio biblico tratto dal libro della Genesi: Eliezer, servo di Abramo, viene mandato da quest'ultimo in cerca di una moglie per il figlio Isacco. Presso un pozzo, Eliezer incontra una giovane donna, Rebecca, che gli offre un po' dell'acqua che aveva appena attinto per sé e per i suoi cammelli. Il servo interpreta questo gesto di gentilezza come un segno divino e propone proprio lei come sposa per Isacco. Soggetto ampiamente rappresentato, vede in quest'opera la figura della giovane Rebecca spiccare al centro, intenta a porgere al servo Eliezer l' otre pieno d'acqua, mentre all' intorno i servi e le serve osservano la scena. L'opera, già ritelata e restaurata, è presentata in cornice a listello.

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Dipinto Ambito di Andrea del Sarto
ARARPI0097215

Dipinto Ambito di Andrea del Sarto

Testa Femminile

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Dipinto Ambito di Andrea del Sarto

Testa Femminile

Tempera su tavola. Il dipinto raffigura una figura femminile a mezzo busto; indossa un abito rosso sopra una tunica chiara, mentre sulla spalla destra è poggiato un drappo verde. I capelli rossi sono raccolti con una scriminatura centrale e sono in parte coperti da un copricapo candido; il viso pieno presenta un'espressione assorta: lo sguardo pensieroso, le sopracciglia arcuate e le labbra lievemente corrucciate. L'opera è una delle numerose derivazioni da un affresco andato perduto di Andrea del Sarto, realizzata nel 1522 per un tabernacolo collocato in prossimità di Porta Pinti a Firenze e di esistenza documentata fino al 1880 seppur in condizioni precarie. Tra le fonti documentarie di tale opera, in particolare il Vasari ricorda l'affresco come una "Madonna con Bambino e San Giovannino" e, assiduo frequentatore della bottega del Sarto, specifichi come il volto della Madonna abbia avuto come modello quello della moglie dell'artista, Lucrezia di Baccio della Fede. Delle numerose derivazioni, molte riproducevano fedelmente le figure e variavano lo sfondo. Qui è riprodotto solo il volto della Madonna, ma fedele nei tratti fisiognomici, nell'espressione, nell'atteggiamento alle altre copie documentate, così come è conservata la tavolozza acida, espressione del gusto manierista cinquecentesco di cui il Del Sarto si fece promotore. L'opera è presentata in cornice antica, modiicata per adattare le dimensioni. maggiori.

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Dipinto Paesaggio con Figure
ARARPI0276084

Dipinto Paesaggio con Figure

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Dipinto Paesaggio con Figure

Olio su tela. Scuola italiana di fine '700 -inizio '800. Il paesaggio di gusto romantico vede un fiume scorrere tra rive rocciose sormontate da alberi frondosi; sulla riva, in primo piano a sinistra, due pescatori gettano la lenza in una polla d'acqua ferma creata da una piccola insenatura. Il dipinto porta sulla cornice un' etichetta attributiva a Domenico Pecchio (1693 -1760). Restaurato, è presentato in cornice in stile.

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Dipinto Paesaggio con Figure
ARARPI0270124

Dipinto Paesaggio con Figure

ARARPI0270124
Dipinto Paesaggio con Figure

Olio su tela. Scuola veneta di fine '600- inizio '700. All' interno di un grande paesaggio classico, ricco di vegetazione e con atmosfere rosate, si trova un piccolo manipolo di soldati: alcuni, a riposo sopra un roccione affacciato su un corso d'acqua, guardano uno di loro che si bagna ,dopo aver deposto l'armatura nell'acqua. La rela è stata presentata in asta Lempertz nel 2017 con attribuzione ad Andrea Locatelli (1695 -1741) e stima di 7/9 mila €; i modi pittorici dell' opera paiono peraltro più vicini a quelli di Marco Ricci (1676 -1730), ampiamente ripresi anche da altri autori dell'ambito veneto. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice dorata di fine '800.

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Natura morta, Bartolomeo Arbotori
SELECTED
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ARARPI0143673

Natura morta, Bartolomeo Arbotori

Telefona
Dipinto Mosè fa scaturire l'Acqua dalla Roccia
ARARPI0270126

Dipinto Mosè fa scaturire l'Acqua dalla Roccia

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Dipinto Mosè fa scaturire l'Acqua dalla Roccia

Olio su tela. Inserita in un paesaggio classico, ricco di vegetazione, la scena rappresenta l'episodio biblico tratto dal libro della Genesi che racconta come il popolo di Israele che sta attraversando il deserto del Sinai per raggiungere la Terra promessa, si ritrovi senza acqua: Mosè invoca l'aiuto di Dio e compie il miracolo di far scaturire acqua da una roccia. Nella scena il popolo di Israele esulta e festeggia il miracolo, accorrendo a bagnarsi e dissetarsi nella pozza d'acqua evocata da Mosè, che si intravvede in piedi a sinistra del tronco secco in primo piano, simbolo dell'aridità della terra. Le fronde degli alberi mosse da un forte vento e il cielo carico di nubi scure che cominciano a squarciarsi, evocano la presenza di Dio. Le molteplici figure, rese con dettagli accurati, creano movimento e azione. Tale dipinto risulta già presentato in asta Lempertz con attribuzione a Giovanni Ghisolfi (1623 -1683), artista che sviluppò una perfetta combinazione tra passato e modernità, grazie ad un profondo interesse per il classicismo, reso però con efficace precisione prospettica nel paesaggio e grande precisione dei dettagli nelle figure. Restaurato e ritelato, il dipinto è presentato in cornice dorata di fine '800.

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La predicazione di San Giovanni Battista
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ARARPI0148161

La predicazione di San Giovanni Battista

Bottega di Fans Francken II

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Carlo Antonio Crespi
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ARARPI0141146

Carlo Antonio Crespi

Natura Morta con Fiori Frutta un Pappagallo e Cacciagione

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Carlo Antonio Crespi

Natura Morta con Fiori Frutta un Pappagallo e Cacciagione

Olio su tela. La grande composizione è ricca di numerosi elementi differenti: al centro campeggia una grande composizione floreale, di multiple varietà a colori vivaci; sulla sinistra dei fiori, poggiato su un capitello dorico, è appoggiato un pappagallino dai colori sgargianti e contrastanti con quelli spenti degli uccelli che giacciono sul piano sottostante, insieme ad alcune zucche e ad un vaso in peltro. Secondo l'esperto d'arte dr. Gianluca Bocchi (di cuisi allega expertise), l'opera è riconducibile alla produzione di Carlo Antonio Crespi, pittore attivo a Como intorno alla metà del XVIII secolo, della stessa famiglia Crespi a cui appartiene anche l'omonimo bolognese. Il Crespi comasco amava realizzare composizioni con i prodotti della fertile terra padana, in compagnia di piccoli animali, ceramiche o ceste in vimini, vasi di fiori, il tutto sullo sfondo di elementi architettonici barocchi o classicheggianti. Le sue tele, spesso di grandi dimensioni, riconducono al mondo delle ville e dei palazzi della campagna settecentesca lombarda. Il dipinto, restaurato e ritelato, è presentato in cornice in stile. Proviene da importante collezione (sul retro è citato il commendatore Arturo Stucchi, imprenditore comasco).

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Dipinto a Soggetto Storico
ARARPI0139265

Dipinto a Soggetto Storico

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Dipinto a Soggetto Storico

Olio su tela. Scuola francese del XVII secolo. La scena, ambientata di notte nel giardino di una villa, di cui si intravvede la facciata ornata a destra e nel quale spicca la fontana zampillante con putti, sotto un cielo buio e oscurato ulteriormente da nubi gravi, propone due figure che si intrattengono in conversazione: un anziano vestito modestamente sta ammonendo severamente un giovane seduto, riccamente abbigliato, che pare invece fare con la mano il gesto del mea culpa. La fisionomia e la gestualità dei due personaggi, insieme alla foggia degli abiti, rimanderebbero al filosofo Aristotele che fu chiamato alla corte di Macedonia per fare da precettore al giovane Alessandro, il futuro re noto poi come Alessandro Magno: secondo quanto raccontato da Plutarco nelle sue “Vite Parallele”, il giovane Alessandro fu un allievo brillante, tanto che fu iniziato anche alle dottrine aristoteliche più profonde ed esoteriche, da cui deriverebbe l'alone di mistero e profonda interiorità che traspare nell'opera qui presentata. Il dipinto è stato restaurato e ritelato. E' presentato in cornice in stile. Il dipinto, restaurato

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Ritratto di Giovanni Albertoni
ARARPI0148088

Ritratto di Giovanni Albertoni

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Ritratto di Giovanni Albertoni

Olio su tela. In alto a destra sono indicati il nome dell'uomo ritratto e la sua età, 78 anni. L'abito dell'uomo e l'atteggiamento di preghiera, davanti al Crocifisso, con in mano il libro di meditazione, lo identificano in un prelato. Il cognome Albertoni è ampiamente diffuso in Italia, in diverse casate che partirono dalla Lombardia per estendersi al parmense e poi sino a Roma. Il dipinto, restaurato e ritelato, è presentato in cornice in stile.

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Madonna con Bambino Angeli e Santi
ARARPI0152910

Madonna con Bambino Angeli e Santi

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Madonna con Bambino Angeli e Santi

Olio su tela. Scuola nord-italiana del XVII-XVIII secolo. L'opera di carattere devozionale, vede la Madonna, assisa sulle nubi e assistita da due angeli che le sorreggono le vesti, è venerata da due santi, in ginocchio ai suoi piedi: a destra la giovane donna in abiti principeschi, ai cui piedi è poggiata una corona regale, rimanda ad Elisabetta d'Ungheria; a sinistra, il santo che tiene in braccio il Bambin Gesù è identificabile in San Gaetano da Thiene. Particolare è il gioco di sguardi tra i vari personaggi, che si intrecciano insieme alle posizioni e ai gesti, a creare un movimento quasi circolare. Il dipinto è stato restaurato e ritelato. E' presentato in cornice antica ridorata ad inizio '900, con attuali diverse mancanze (da restaurare).

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Cristo Incoronato di Spine
ARARPI0159197

Cristo Incoronato di Spine

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Cristo Incoronato di Spine

Olio su tela. Si tratta di copia d'epoca dell'omonima incisione realizzata da Annibale Carracci (1560 -1609), che ebbe immediato successo e diede vita a una serie di repliche stampate e copie dipinte. Presenta il momento della Passione in cui il Cristo viene incoronato con la corona di spine, oggetto di tortura simbolo denigratorio della sua proclamazione a Re dei Re. Compiono l'atto due figure, il soldato romano e il giudeo, che rappresentano le due genti che presero parte alla condanna a morte di Cristo. Le figure, vigorose e sanguigne quelle dei due aguzzini più pallida e inerte la vittima, creano una composizione intrecciata di corpi, con quello di Gesù centrale che congiunge gli altri due, unendoli nella responsabilità condivisa di ciò che stanno facendo; posto di traverso, Gesù ha il capo reclinato a forza a sinistra dal soldato che gli impone la corona di spine, mentre il giudeo a destra gli pone in mano la canna di bambù, sostitutiva dello scettro. La scena è dominata da colori cupi e scuri, tra i quali spicca solo il rosso vivo della veste di Cristo, simbolo della sua umanità sofferente. IL dipinto è stato restaurato e ritelato. E' presentato in bella cornice coeva, con mancanze.

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Dipinto del XVII Secolo con Scena della Cattura di San Tommaso d'Aquino
ARARPI0183430

Dipinto del XVII Secolo con Scena della Cattura di San Tommaso d'Aquino

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Dipinto del XVII Secolo con Scena della Cattura di San Tommaso d'Aquino

Olio su tela. Scuola toscana del XVII secolo. Rampollo di un'antica stirpe longobarda di Aquino (in provincia di Frosinone), Tommaso (nato intorno al 1226) andato a Napoli per studiare, nel 1243 entrò contro il volere dei suoi parenti nell'ordine dei predicatori domenicani, ma durante il viaggio verso il settentrione fu arrestato dai suoi fratelli e per circa un anno tenuto prigioniero. Nella scena il giovane santo al centro, già vestito dell'abito domenicano, è circondato sui due lati da quattro figure riccamente vestite, appunto i parenti, tra i quali probabilmente la madre, che lo trattengono benevolmente, quasi lo abbracciano, mentre con la gestualità delle mani e gli sguardi afflitti e amorevoli tentano di convincerlo, quasi supplicandolo. Le figure sono peraltro collocate in una prigione, come indicano le sbarre alla finestrella sulla destra, a sottolineare l'azione coercitiva compiuta. Ricchi e particolareggiati sono i dettagli delle vesti dei personaggi, dai colori vivaci che contrastano con l'abito di Tommaso, plastici i movimenti propriamente di gusto barocco. Già restaurato e ritelato, il dipinto si presenta in buone condizioni, con cretto evidente. E' presentato in cornice antica rilaccata e ridorata.

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